mercoledì 18 luglio 2012

Ritratto dell'uomo più libero.

Poesia di Piero Jahier pubblicata per la prima volta nel 1914.


Un'opera intensa e carica di emozione, in cui si legge la consapevolezza dell'autore (che inizialmente lavorava come ferroviere), che un lavoro pratico anche se scarsamente retribuito gli consente la massima libertà interiore e che alla fine anche se siamo poveri, tristi o deboli abbiamo diritto ad un disperato grido di gioia.




Ritratto dell'uomo più libero. 


Chi è salito più in alto?-Perché io voglio scendere quanto è salito.
Servito a lungo nella fucina, mi è mancato al raccoglimento il fragore
delle sue cento ruote, schiaffeggiate di trasmissioni.
Allora scopersi il lungo giorno lavorativo: -sempre un cantuccio riservato-
sempre un passo fondo da fare stasera, che domani può essere cassato.
Allora scopersi: la mattina risuscitare colle idee calde serbate nell'universo
che mi dà la mano.
Quando scopersi il riposo: -proprio verso l'occhio stanco si aprono i fiori
come verso il sole; -proprio gli uccelli si spiccano incontro.
Quando scopersi il piccolo guadagno; sanno che è altrove il tuo cuore;
non pagheranno quello che non possono avere.
Quando scopersi un tesoro giacente: sì, al posto di abitudini polverose,
sempre sottomano la più sfrenata passione.
Quando scopersi il mio scopo: che è di resistere cinque anni, per arrivare
alla speranza di resistere cinque anni ancora.
Quando scopersi il dolore: sempre basso del mare, sempre una nota tenuta
sotto i lieti rumori della città bagnante.
Quando scopersi la mia fede: ah! credevate che non ce ne voglia per vivere
di fede!
Quando scopersi gratitudine: che non mi ha dato? E chi non mi ha confidato?
Ma pagherò in stelle fisse; ma come povero sarò generoso.
Rendetemi dunque il mio peso perchè non barcolli; perché non perda piede
sul sentiero difficile.
Perché siamo poveri, perché siamo deboli, perché siamo tristi, -diritto al
più acuto disperato grido di gioia.







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